NAPOLI: CHI HA SABOTATO GLI MD80 ALITALIA PENSAVA A UNA STRAGE

«Il sabotatore è un potenziale stragista». Il comandante Fabio Berti, presidente dell’Anpac, l’associazione dei piloti, lancia l’allarme dopo le manomissioni scoperte il 2 e 3 ottobre sugli MD80 dell’Alitalia in manutenzione in un hangar dell’aeroporto di Capodichino».
Ecco le prime reazioni in un intervista di Fulvio Milone su “la stampa” al comandante Fabio Berti.

Sui due episodi indagano i carabinieri di Roma che informeranno la procura di Napoli. Ma lei, comandante Berti, sa con esattezza che cosa è accaduto?
Quanto basta per sostenere che quegli atti sono di una gravità inaudita. Chi ha messo le mani sugli aerei poteva provocare una strage e, quel che maggiormente preoccupa, ha avuto libero accesso in una zona superprotetta».

Un cavo tagliato e la guarnizione squarciata di un portellone vengono individuati senza difficoltà. Non le sembra solo un atto dimostrativo?
«Le intenzioni dell’attentatore mi importano poco in questo momento: sicuramente meno di ciò che poteva accadere se gli MD80 fossero decollati senza che nessuno avesse notato le anomalie. Sia ben chiaro, il personale addetto alla manutenzione è altamente qualificato, e poi gli aerei passano altri controlli prima dei voli. Ci siamo anche noi piloti: appena entriamo in cabina facciamo le verifiche. E’ già capitato di scoprire dei sabotaggi, un paio negli ultimi anni. Ma i responsabili non sono mai stati individuati».

E allora?
«E allora c’è sempre quell’unica eventualità su un miliardo che qualcosa sfugga. Mettiamo che di un’anomalia ci si accorga solo quando si è in volo…»

E se il guasto è di lieve entità?
«Sugli aerei non esistono guasti di serie A e di serie B. Sono tutti importanti se si inseriscono in una catena di eventi che nessuno si augura».

Può spiegarsi meglio?
«In auto se va in tilt il contachilometri, si continua a guidare o nel peggiore dei casi si interrompe il viaggio. In volo è diverso: uno strumento che non funziona alla perfezione può non costituire un fatto importante, ma se il caso vuole che il guasto si verifichi nel contesto di un’avaria generale, quell’anomalia può diventare devastante. Quindi ho ragione quando dico che il sabotatore è un potenziale stragista».

L’hangar è dell’Atitech, società del gruppo Alitalia che si occupa della manutenzione degli apparecchi, dovrebbe essere a prova di sabotaggi. Non è così?
«Mi sembra evidente la necessità di verificare l’intero apparato di sorveglianza e protezione. Anche se saranno le indagini a stabilirlo con certezza, non voglio neanche pensare che il responsabile delle manomissioni si nasconda ”all’interno”, cioè fra gli addetti alla manutenzione che sono tecnici qualificati e responsabili. Se diamo per assodata l’estraneità del personale, non resta che formulare l’ipotesi più grave e preoccupante di un intervento dall’esterno».

Perchè più grave e preoccupante?
«Mette in discussione la sicurezza, un tema delicatissimo in tempi di possibili attentati terroristici. Dopo l’11 settembre ci sono estremamente severe. Anche negli hangar, un estraneo non può accostarsi alle strutture, l’area è rigorosamente off-limits ed è sorvegliata dalla polizia. Per entrare occorre un tesserino che solo gli addetti possiedono. Io non ce l’ho».

Secondo lei quei due episodi possono essere collegati alla tormentata vertenza sul futuro dell’Alitalia?
«Non credo. Se allude a una possibile strategia della tensione messa in atto alla vigilia di importanti scadenze (domani è previsto un incontro fra governo e sindacati; ndr), non vedo chi possa avere interesse e sia tanto irresponsabile da fare una cosa del genere».

2006-10-11