Escalation di eventi sul caso Dal Molin. Dopo il blitz vicentino, ieri l’ambasciatore americano Ronald Spogli ha avuto un lungo incontro con il premier Romano Prodi e oggi ne avrà un altro con il vicepremier e ministro degli Esteri Massimo D’Alema. «Il Governo non ha ancora deciso nulla e terrà debitamente conto delle competenze istituzionali degli Amministratori locali in tema di gestione del territorio e della sua destinazione d’uso», ha ribadito D’Alema ieri respingendo le voci che darebbero per imminente una bocciatura del progetto da parte del Governo. A Vicenza, nel frattempo, scendono in campo le categorie economiche, che hanno inviato un telegramma all’indirizzo del presidente del Consiglio e dei suoi ministri, avvertendo che «la decisione di bocciare il piano sarebbe deleteria per la nostra economia, con ripercussioni prevedibili anche sui livelli occupazionali».
Il vertice. Nel tardo pomeriggio iniziano a circolare voci di un imminente faccia a faccia fra Spogli e Prodi. L’incontro, definito interlocutorio, è avvenuto poi in serata a palazzo Chigi. I due hanno parlato a lungo, dopo che Prodi era stato ragguagliato dal ministro della Difesa Arturo Parisi. E mentre esponenti di Ds, Verdi e Comunisti italiani si dicevano soddisfatti per il probabile no del Governo annunciato dal sindaco Enrico Hüllweck, D’Alema si affrettava a precisare che in realtà il Governo non ha ancora preso decisioni, recuperando il ritornello del rispetto dell’autonomia degli enti locali.
Da quando è rientrato in Italia domenica sera, l’ambasciatore Spogli ha dedicato ogni minuto e ogni risorsa alla risoluzione della vicenda Dal Molin: sta tentando il tutto per tutto. Come spiega l’on. Mauro Fabris dell’Udeur, che ha incontrato il diplomatico lunedì, gli Usa sono agli sgoccioli: non possono più attendere, devono avere una risposta. Ma da palazzo Chigi hanno fatto sapere che il vertice con Prodi è stato interlocutorio. Oggi Spogli, con il segretario di stato aggiunto per gli Affari europei Daniel Fried, vedrà il ministro D’Alema. L’agenda dei lavori non è ancora nota ma presumibilmente i colloqui saranno centrati sulla Somalia, dopo le preoccupazioni e le critiche espresse da D’Alema nei confronti dell’intervento Usa, e sulla questione dell’ampliamento della base militare americana a Vicenza.
Il telegramma. Nel frattempo, a Vicenza si registra una svolta: scendono in campo le categorie economiche, che ieri hanno inviato a Prodi, Rutelli, D’Alema e Parisi un telegramma sul caso Dal Molin firmato dai presidenti Massimo Calearo (Confindustria Vicenza), Sergio Dalla Verde (Api), Giuseppe Sbalchiero (Artigiani), Diego Meggiolaro (Coldiretti) e Sergio Rebecca (Confcommercio).
«Il mondo economico vicentino – si legge nel testo – esprime forte preoccupazione per gli ultimi sviluppi relativi al progetto di allargamento della caserma Ederle in area Dal Molin. La decisione di bocciare il piano sarebbe deleteria per la nostra economia, con ripercussioni prevedibili anche sui livelli occupazionali. Un’economia come la nostra, naturalmente vocata all’export, necessita di intrattenere buoni rapporti soprattutto con un mercato importante come quello americano».
«Le ragioni del mondo economico – concludono i cinque presidenti – sono chiare e non di secondo piano. Per questo speriamo che possano essere tenute in considerazione nell’importante decisione che il Governo si appresta a prendere».
Il rischio per l’occupazione. Mentre a livello nazionale si scatena la bagarre per l’accoglienza riservata a Vicenza al rappresentante della più grande potenza mondiale, Uil e Cisl, con i segretari provinciali Riccardo Dal Lago e Franca Porto, rilanciano a Prodi e al Governo le preoccupazioni per il futuro dei lavoratori della Ederle. «Non possiamo che esprimere una forte preoccupazione per i recenti sviluppi – scrivono in un telegramma spedito ieri – l’ambasciatore americano Ronald Spogli ha riferito che in caso di mancata concessione dell’ampliamento, nel giro di un paio di anni verrà chiusa la base americana di Vicenza, che si trasferirà in Germania; i lavoratori interessati direttamente ed indirettamente e che potrebbero beneficiare con ulteriori assunzioni del progetto di sviluppo sono alcune migliaia; gli attuali dipendenti, a fronte dell’eventuale trasferimento della base stessa, si troverebbero in una condizione di grande precarietà e preoccupazione».
Per questo Cisl e Uil si appellano al Governo perché ponderi ogni aspetto prima di emettere la sentenza finale. (Il Giornale di Vicenza)
2007-01-11