Che la Provincia stesse lavorando per avere un aeroporto nel suo territorio, dopo che l’Ogliastra e Tortolì hanno detto addio a Nuoro, lo si sapeva. Che si tratti di una mission impossible o quasi, anche: troppo vicino l’Olbia-Costa Smeralda, tanti gli aeroporti presenti nell’isoLa. Ma l’idea è stata lanciata, qualcuno l’ha raccolta,trasformata in un progetto sorprendente e proposta alla Provincia che adesso ritiene di avere in mano un’ottima carta per pretendere una pista sul territorio. Si chiama “Airecovery”, una società che ancora non c’è ma che ci sarà presto e che oltre ai privati avrà tra i soci la stessa Provincia di Nuoro.
L’annuncio è arrivato ieri da Giovanni Porcu, l’assessore provinciale all’industria. La giunta presieduta da Roberto Deriu, su proposta dello stesso Porcu, «ha deliberato di partecipare al partenariato presentato dalla costituenda Airecovery». «Nell’area industriale di Ottana — spiega l’assessore — si prevede la realizzazione di una struttura, la prima in Europa, per la demolizione di aeromobili, il recupero e il ricondizionamento certificato di motori, strumentazioni, sedili, pannelli e parti aeronautiche di ricambio. E’prevista anche la rivendita e la fusione delle parti in alluminio derivanti da ali e fusoliere». Lo si può immaginare come un gigantesco sfasciacarrozze per aerei in mezzo alla piana di Ottana, ovvero al centro della Sardegna. Un business tutto da scoprire perché, nonostante l’aviazione abbia già molti decenni alle spalle, gli aerei a fine carriera vengono per lo più parcheggiati in aeroporti fuori mano, “cimiteri” come il deserto del Mojave. Pochi, per ora, i numeri del progetto che vengono rivelati: 300 ettari di superficie nell’area industriale di Ottana, 40-50 milioni di investimento da ottenere in parte con la progettazione integrata. La costruzione di una pista, ovviamente, è una condizione necessaria: portare gli aerei a Ottanain altro modo í impossibile. Sì, sorprendente, magari geniale, si vedrà. Giovanni Porcu e la Provincia lo ritengono un progetto serio. L’assessore all’industria, però, non vuole rivelare chi sono i privati che l’hanno presentato. Solo questo sull’argomento: «Un imprenditore di origini sarde e soci italiani. Ma un’iniziativa di questo genere deve avere come partner i costruttori di aerei, Boeing, Airbus, che faranno direttamente i corsi di formazione. Serve personale specializzato». Viene da chiedersi: perché piazzare un’impresa di questo tipo qui, a Ottana, dove non c’è l’aeroporto e non c’è nessuna tradizione aeronautica? «Perché qui ci sono le aree e gli spazi disponibili — risponde Giovanni Porcu — e anche perché la Sardegna è al centro del Mediterraneo e quindi di un bacino nel quale operano molte compagnie aeree che potrebbero trovare conveniente portare qui gli aerei da dismettere». Altra domanda: non è che dopo aver dato i soldi del Contratto d’area ad aziende che volevano fare laser card, siringhe, biciclette in carbonio ecc., si insegue l’ennesima delusione? Giovanni Porcu sostiene che quel rischio non c’è . Spiega: «I fondi della progettazione integrata possono arrivare al 25-30 per cento dell’investimento, il restante 70-75 per cento deve metterlo l’imprenditore che, dunque, rischia il suo». Ora non resta che convincere la Regione e Renato Soru, che stanno decidendo come investire i fondi della progettazione integrata. (La Nuova Sardegna)