Tpg e Mediobanca se ne vanno dalla gara per la vendita di Alitalia, seppure senza sbattere la porta. «Il consorzio formato da Tpg, Matlin Patterson e Mediobanca, esaminata la procedura che regola la fase delle offerte vincolanti della vendita di Alitalia, ritiene di non essere nelle condizioni di ottemperare puntualmente a quanto da essa prescritto »recita una nota diffusa ieria pochi minuti dalla chiusura della Borsa. Pertanto, continua «il consorzio, pur apprezzando l’ammissione alla fase finale della gara da parte del ministero dell’Economia, si trova,al momento,nell’impossibilità di procedere oltre ».
L’annuncio non è proprio un fulmine a ciel sereno, visto che la cordata guidata da Tpg da tempoaveva lasciato trapelare il malumore per la procedura di gara decisa dal ministero dell’Economia.
Ma via XX Settembre non ha comunque gradito il modus operandi della cordata, visto che hanno diffuso il comunicato senza far sapere prima nulla al ministero.
Il motivo dell’uscita di scena non è chiaro,seppure sulla partecipazione alla gara di Tpg incombeva la spada di Damocle della mancanza dei requisiti di nazionalità, carenza che il ministero aveva fatto rilevare chiaramente alla cordata in una lettera inviata lo scorso 22 maggio. Si faceva presente che l’offerta vincolante avrebbe dovuto contenere«l’impegno ad adottare una struttura societaria, azionaria o di governance che, alla data di sottoscrizione del contratto definitivo, sia adeguata a garantire il mantenimento, in capo ad Alitalia della possibilità di accedere al portafoglio dei diritti di traffico della Repubblica italiana». Tpg doveva dunque individuare un partner italiano (visto che Mediobanca non intendeva acquisire partecipazioni) cui affidare la maggioranza della newco che avrebbe acquistato Alitalia,anche utilizzando l’escamotage dell’emissione di azioni di categorie diverse per cui l’effettivo controllo sarebbe comunque rimasto al fondo americano.
In verità non restava molto tempo per uscire dalla gara: la presentazione delle offerte vincolanti, prevista entro il 2 luglio, non consentirà più ai candidati di tirarsi indietro.Il vero interrogativo è perché Tpg non abbia voluto accedere alla due diligence di Alitalia,iniziata lo scorso 27 maggio. Qualche esponente delle due cordate che vi hanno partecipato e che sono tuttora in gara —Ap Holding di Carlo Toto (AirOne) assieme a Intesa e la russa Aeroflot con Unicredit — nei giorni scorsi aveva espresso perplessità perché molte informazioni,soprattutto quelle relative ai contratti di fornitura,non erano comunque accessibili. La scorsa settimana, inoltre, Alitalia ha alzato il velo su bilancio 2006, annunciando una perdita netta di 626 milioni che, portando le perdite a oltre un terzo del capitale, renderanno necessaria una ricapitalizzazione. La gara per l’Alitalia aveva già registrato altre defezioni: partita con 11 manifestazioni di interesse, ridotte poi a 5 dal ministero,a fine marzo ha vista l’uscita della M&C di Carlo De Benedetti.
Ma il ministero pare intenzionato ad andare dritto per la sua strada: delresto,che Tpg non sarebbe arrivata fino in fondo l’aveva già messo in conto più di un mese fa, quando nell’offerta preliminare aveva proposto di pagare zero euro il 49,9% di Alitalia (che ieri sull’after hours ha chiuso a2,6%)in mano al Tesoro.
Intanto si va verso uno sblocco della vertenza Alitalia sugli assistenti di volo. Ieri i vertici dell’azienda ei sindacati si sono incontrati al ministero dei trasporti alla presenza del ministro Alessandro Bianchi;la trattativa è stata aggiornata a domani.
(www.sole24ore.it)