BERLINO: CHIUDE L’AEROPORTO DI TEMPELHOF, L’AEROPORTO DELLA GUERRA FREDDA

Berlino riunificata rinuncia ad uno dei grandi simboli della sua storia recente, l’aeroporto di Tempelhof che nel 1948-49 nelle prime fasi della Guerra fredda salvò dalla fame gli abitanti del settore occidentale dell’ex capitale del Reich ricattati dai sovietici. La Corte federale di cassazione tedesca ha confermato oggi a Lipsia, in ultima istanza e senza possibilità di appello, la decisione di chiudere improrogabilmente il 31 ottobre 2008 il centralissimo aeroporto di Tempelhof, che è anche il più vecchio aeroporto commerciale della Germania. L’aeroporto aperto l’8 ottobre 1923, situato nel quartiere di Kreuzberg e distante solo 10 minuti di auto dalla Porta di Brandeburgo, dopo l’arrivo dei nazisti al potere nel 1933 fu dotato di un grande edificio per le operazioni aeroportuali con una facciata larga 1,2 km, diventato un esempio emblematico dell’architettura monumentale nazista. Quello di Tempelhof è tuttora per estensione il terzo più grande palazzo al mondo, dopo il Pentagono di Washington ed il Palazzo presidenziale costruito dall’ex dittatore Nicolae Ceausescu a Bucarest.

La decisione odierna conferma il piano regionale di riorganizzazione dei tre aeroporti berlinesi (attualmente oltre a Tempelhof, c’é quello di Tegel a ovest e Schoenefeld a est) deciso dall’ amministrazione della capitale tedesca. Esso prevede la concentrazione di tutti i voli su un unico grande scalo internazionale, un nuovo ‘hub’ in costruzione dove ora c’é Schoenefeld, si chiamerà Berlino Brandeburgo Internazionale (Bbi) e entrerà in funzione nelle previsioni nel 2011. Sarà grande quanto duemila campi di calcio, ad un costo previsto per ora sui due miliardi di euro. Sei mesi dopo l’apertura del nuovo Bbi, dovrà chiudere anche Tegel, come Tempelhof una decisione avversata da gran parte delle compagnie aeree clienti. Tempelhof, che l’anno scorso ha accolto 630 mila passeggeri (contro quasi 12 milioni per l’aeroporto di Berlino-Tegel e 6 milioni per quello di Berlino-Schoenefeld), resterà comunque nella storia della Germania post-bellica: quando i sovietici con un atto di forza mirante a prendere il controllo di tutta la ex capitale del Terzo Reich per punizione fino a quel momento divisa in settori (uno per ognuna delle quattro potenze vincitrici Usa, Urss, Francia e Gb) bloccarono i collegamenti via terra, gli aerei alleati carichi di generi di prima necessità atterrarono per mesi a Tempelhof, a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro. L’operazione rafforzò definitivamente la fiducia dei berlinesi negli occidentali e nelle loro promesse pro-democrazia. Dopo aver raggiunto un massimo di oltre 6 milioni di passeggeri annui negli anni ’70, Tempelhof ha subito un inarrestabile declino, soprattutto per l’impossibilità di allungare e ampliare le piste. Il suo traffico attuale comprende voli nazionali a breve raggio, una navetta per Bruxelles, charter e aerei privati.

 

(ANSA)