ESPERTI INCONTRANO I FAMILIARI DELLE VITTIME ITALIANE DEL LET-410 PRECIPITATO IN VENEZUELA

Si è tenuto presso il ministero degli Affari Esteri un incontro con i familiari degli otto cittadini italiani coinvolti nell’incidente aereo del Let 410 di Transaven avvenuto a Los Roques lo scorso 4 gennaio.  Confermati l’ipotesi dell’incidente e l’impegno delle autorità venezuelane nel soccorso e nella ricerca ancora senza esiti del relitto.  Alla riunione era presente anche il presidente dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo (ANSV),  Bruno Franchi, e gli esperti accreditati presso le autorità locali per l’ indagine tecnica ai sensi della normativa internazionale,  appena rientrati dal Venezuela.

Scopo della riunione era quello di informare i familiari tutti sui risultati della missione di verifica tecnica e di acquisizione di elementi specifici svoltasi in Venezuela sotto la guida dell’Unità di Crisi della Farnesina e composta da esperti dell’Areonautica militare e della Guardia Costiera della Protezione Civile e dello Stato Maggiore della Marina.
La missione ha accertato che non vi sono tracciati radar che permettano di determinare in maniera certa l’ultima posizione dell’aereo prima del tentato ammaraggio. Il sistema radar dell’aeroporto di Caracas-Maiquetia era in grado di seguire la traccia dell’aereo solo entro le 35 miglia nautiche e quel giorno. non è stata effettuata alcuna registrazione del tracciato. Inoltre, l’aeroporto di Gran Roque non dispone di sistema radar, né di altri meccanismi in grado di registrare elettronicamente la posizione e la distanza dei velivoli in avvicinamento. Non esiste, infine, una registrazione vocale delle comunicazioni radio intercorse con la torre di Gran Roque, ma solo un rapporto scritto delle conversazioni fra velivoli e controllori di volo.
Per questi motivi le autorità venezuelane non hanno pertanto potuto localizzare sulla base di elementi certi il punto di presunto impatto dell’aereo in mare. Esse hanno delimitato l’area delle ricerche (circa 200 kmq) sulla base delle coordinate fornite dall’equipaggio nell’ultima comunicazione via radio, al momento dell’emergenza. La Protezione Civile venezuelana ha avviato le attività di soccorso e le ricerche immediatamente dopo la ricezione dell’allarme da parte del pilota. Sono stati utilizzati i mezzi marittimi ed aerei a disposizione sia nell’arcipelago di Los Roques che della Guardia Costiera e della Marina militare venezuelana. Terminate le ricerche di superficie il 15 gennaio (estese alla zona limitrofa alla penisola del Paraguanà dopo il ritrovamento del corpo del copilota), sono continuate le ricerche di profondità. Oltre a cercare di localizzare il segnale emesso dalla scatola nera, è stata portata a termine l’opera di scandaglio dell’area fino ad una profondità di 200 metri.
Le autorità venezuelane hanno assicurato alla delegazione italiana che è loro intenzione continuare le ricerche nell’area del presunto impatto, dotandosi dei mezzi per la prosecuzione dell’attività a profondità più elevate, fino a oltre i 1000 metri. I tecnici italiani hanno confermato l’estrema difficoltà delle operazioni in corso, riconducibili in particolare all’impossibilità di delimitare il punto preciso dell’impatto e alla morfologia del fondale. Non si esclude, pertanto, che i tempi delle ricerche possano protrarsi a lungo.
La delegazione italiana ha potuto chiarire con le autorità venezuelane che nessun cellulare a bordo ha funzionato dopo l’orario dell’incidente, come confermato dall’esame dei tabulati telefonici. Due cellulari (uno del pilota, l’altro di una passeggera venezuelana) sono stati accesi al momento dell’emergenza ed hanno agganciato la “cella” corrispondente al ripetitore presente sull’isola di Gran Roque, ma non hanno potuto comunicare con l’esterno.La verifica in merito ai cellulari italiani spetta invece alla Procura della Repubblica, cui alcuni familiari si sono già rivolti.La delegazione ha avuto, infine,un colloquio con il coordinatore nazionale di patologia forense Boris Bossio e con il medico legale Morelia Quintana (che ha eseguito l’autopsia sul corpo del copilota rinvenuto il 12 gennaio scorso), nel quale si è saputo che il copilota è deceduto a seguito di un severo trauma. E’ quindi possibile escludere che egli sia rimasto in vita dopo l’impatto dell’aereo sul mare.
La delegazione italiana ha concluso che tutti gli elementi a disposizione inducono a confermare l’ipotesi dell’incidente aereo ed il concreto intervento di soccorso e di ricerca delle autorità locali Il ministero degli Affari Esteri, tramite l’Unità di Crisi e l’Ambasciata a Caracas, continuerà a seguire la vicenda con la massima attenzione fornendo ai familiari ogni ulteriore elemento sugli sviluppi delle ricerche e vigilando affinché l’inchiesta svolta dalle Autorità venezuelane, con la partecipazione di esperti italiani dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo (ANSV), faccia piena luce sulle dinamiche dell’accaduto.