UN VOLO VERDE COL KEROSENE E L’OLIO DI SEMI

L’aeronautica sta vivendo dei giorni molto verdi. Martedì un Jumbo jet ha volato per due ore sulla Nuova Zelanda con la più alta concentrazione di carburanti ecologici mai sperimentata su un velivolo di linea; la propulsione è stata fornita da olio vegetale di jatropha mescolato al kerosene. Mercoledì 7 gennaio l’esperimento sarà ripetuto negli Stati Uniti con una mistura di jatropha e di alghe e di nuovo il 30 di questo mese in Giappone usando l’olio di camelina. L’industria del trasporto aereo in tutto il mondo è sotto pressione per consumare meno carburante ed emettere meno anidride carbonica. Una grande spinta all’uso di carburanti alternativi è venuta dal balzo dei prezzi del petrolio che a luglio ha superato i 147 dollari al barile, ma anche adesso che c’è un riflusso al di sotto dei 40 dollari lo stimolo non è venuto meno; le prospettive a lungo termine del prezzo del greggio inducono a insistere con la ricerca di alternative e in ogni caso bisogna ridurre l’emissione di CO2.

Sia chiaro: il ricorso ai biocarburanti non taglia, di per sé, il rilascio di anidride carbonica, perché si tratta sempre di bruciare prodotti organici, quindi a base di carbonio; però le ricerche nella direzione di più efficienza economica ed energetica e di minori emissioni, benché distinte, tendono ad andare di pari passo.

La Iata, che associa le 230 maggiori compagnie aeree del mondo, lamenta che gli accordi internazionali abbiano scaricato sul trasporto aereo (che è già in crisi di suo) una quota di tagli del biossido di carbonio superiore a quella di altri settori economici, e questo comporterà costi aggiuntivi; ma la stessa Iata si è posta l’obiettivo delle emissioni zero da parte degli aerei entro il 2050, facendo conto sull’energia solare e sulle «fuel cell» (pile a combustibile). Intanto al 2050 bisogna arrivarci, e il percorso di avvicinamento della Iata prevede un 10% di carburanti alternativi sugli aerei entro il 2017.

Nel febbraio scorso la Virgin Atlantic (compagnia aerea di Richard Branson) ha fatto volare il primo aereo di linea con biocarburante, utilizzandone un 20% in uno solo dei 4 motori, quindi il 5% totale. La miscela comprendeva olio di noce di cocco e di palma (tecnicamente «babassu»). Martedì il Boeing 747 della Air New Zealand ha volato con il 50% di olio di jatropha in uno dei 4 propulsori, quindi col 12,5% di biocarburante in totale, una quota superiore al 10% che è l’obiettivo della Iata per il 2017. E infatti la compagnia neozelandese punta a raggiungere il 10% su tutti i suoi voli in anticipo, entro il 2013.

Fra i carburanti verdi l’etanolo ha suscitato problemi e proteste, dopo l’entusiasmo iniziale, perché il loro uso come alternative alla benzina e al gasolio per far marciare le auto ha sottratto terreni agricoli alla produzione di alimenti e ha fatto cresce il prezzo mondiale del grano. La jatropha sembra l’ideale perché cresce in terreni aridi, persino sabbiosi, o ad alta concentrazione di sali; insomma si coltiva dove non si può coltivare nient’altro, quindi non sottrae terreno ai cereali per l’alimentazione. Inoltre ha una resa altissima: l’olio che si ricava corrisponde al 40% del peso dei semi.

Il volo sperimentale in America di mercoledì 7 sarà compiuto da un aereo della Continental Airlines che nella miscela oltre alla jatropha utilizzerà alghe; queste possono essere, in prospettiva, persino migliori della jatropha; però al momento la tecnologia per sperimentarne l’uso è meno avanzata. E il 30 gennaio a decollare da Tokyo sarà un aereo della Japan Airlines con olio di camelina, una pianta della famiglia della senape.

(Luigi Grassia, lastampa.it)

2009-01-02