ROMA — Il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, con la riforma del trasporto aereo approvata in Consiglio dei ministri venerdì scorso, prepara l’assalto ai gestori degli scali e agli Enti locali, che dal canto loro affilano le armi. In gioco ci sono diversi milioni di euro e la libertà di operare da uno qualunque dei 36 scali più importanti d’Italia, quelli con un numero annuo di passeggeri “importante” verso il resto d’Europa. Una possibilità che il nuovo piano del governo punta a mettere in discussione, limitando i collegamenti diretti con altri scali europei. Un’azione di disturbo per colpire le low cost, padrone di quelle basi “minori” e per favorire Alitalia, pronta ad essere ceduta in mani private che pretendono di operare in condizioni di assoluta parità con la concorrenza.
Basti pensare che la metà dei primi 30 aeroporti italiani per traffico annuo di passeggeri (dai 270 mila di Rimini ai 28 milioni di Fiumicino), opera oggi gran parte dei voli sull’internazionale. Ecco perché Orio al Serio, piuttosto che Forlì, Pescara o Rimini, non sono affatto pronte a rinunciare a rotte molto ghiotte che garantiscono introiti ai gestori degli scali e turismo agli Enti locali. E annunciano battaglia. Il confine “tipo” tracciato in Europa è oggi di 5 milioni di passeggeri annui, una soglia al di sotto della quale scattano limitazioni per i collegamenti internazionali. Nelle intenzioni dell’esecutivo, che ha scelto la strada del disegno di legge delega da completare nel 2007, c’è la riclassificazione degli aeroporti e la volontà di ridurre a 7, massimo 8 il numero degli scali abilitati al medio e lungo raggio. Negli altri casi si sta pensando di concedere delle deroghe solamente a singole rotte internazionali e a creare un network locale che colleghi gli scali tagliati fuori dalla riforma. Nel piano è previsto anche il rafforzamento dell’Enac, l’ente di vigilanza sul settore, che si trasformerà in una sorta di Autorità su scali e compagnie, con più ampi poteri sanzionatori e l ’onere del controllo della qualità di voli e infrastrutture a disposizione del pubblico. Una sorpresa che non farà piacere ai gestori aeroportuali è poi rappresentata dall’obbligo di adeguare le proprie tariffe di accesso e di uso degli scali (che vanno a pesare anche sui biglietti dei passeggeri) a concreti passi in avanti nei servizi prestati a compagnie e utenti. In pratica un azzeramento delle regole attuali che prende come punto di partenza il sistema delle concessioni autostradali. L’Enav, (i controllori di volo) da parte sua dovrà accelerare quel processo di adeguamento dei tempi di attraversamento delle “autostrade” dei cieli, e dei corridoi usati dal traffico civile. Inoltre dovrà cambiare la stessa struttura delle tariffe che oggi pesano sulle compagnie italiane, attraverso quella che il governo definisce «la razionalizzazione del sistema di separazione degli spazi aerei di competenza nazionale». Cambiamenti in arrivo, infine anche per Assoclearance, l’associazione indipendente che regola l’assegnazione delle bande orarie (i cosiddetti slots) negli aeroporti e che detta quindi i ritmi dei collegamenti nel nostro Paese: il ministero punta infatti a riportare nelle mani dello Stato «i compiti di regolazione», attraverso una nuova “entità” di gestione.
(da La Repubblica)