Un nostro utente ci ha inviato questo bellissimo e toccante articolo su un incidente aeronautico avvenuto nel nostro paese il 13 Dicembre 1995 nelle immediate vicinanze dell’Aeroporto di Verona. E’ un evento che è stato dimenticato troppo in fretta, e che riteniamo doveroso ricordare. In memoria delle vittime di questo incidente e delle vittime degli incidenti aeronautici in generale. Con la speranza che ciò che è accaduto sia servito a qualcosa e che non si ripetano mai più fatti simili dovuti agli stessi errori.
Non dimentichiamoli….mai !!
E’ il 13 dicembre del 1995. All’aeroporto di Verona è una giornata come tante, con il Natale nell’aria e la neve a fare da sfondo all’attesa delle feste, un brulichio di persone che partono ed il brusio dei loro saluti a chi le ha accompagnate al terminal… ma tra questi ci sono genitori, mogli, figli ed amici che non rivedranno mai più i loro cari.
I 41 passeggeri del volo BZ-166 diretto a Timisoara hanno terminato il check-in e raggiungono il gate loro indicato. E’ una normalissima tratta stagionale, quella che percorreranno, esercitata dalla Compagnia rumena Banat Air. Molti di loro, se non tutti, sanno già che l’apparecchio utilizzato non è dei più moderni ma in fondo “è sempre il mezzo più sicuro”, come si suol dire ed è sempre così.
Quasi.
Diamo un’occhiata al “backstage” del volo.
Mentre i passeggeri effettuano le procedure di check-in ed imbarco i piloti dichiarano di non voler effettuare il de-icing (procedura che prevede la rimozione del ghiaccio dalle ali). La neve è fitta, il ghiaccio sulle superfici alari è inevitabile e non è pensabile che i piloti non ne tengano conto, ma rifiutano ugualmente la procedura…
La politica all’economia della loro Compagnia si fa valere ed il de-icing costa 250.000 lire, che per una compagnia romena equivalgono a circa 1.300.000. Ovvero quasi tre volte lo stipendio di un impiegato e due volte lo stipendio di un funzionario. Dopotutto l’Antonov An-24 ha un profilo alare di portanza generosissima, in Romania sono abituati al gelo ed un po’ di ghiaccio non creerà problemi.
Viene completato il carico dei bagagli.
Il peso massimo al decollo di quel tipo di velivolo è di 21.000 Kg , ma successivamente ne verranno accertati oltre 23.000 effettivi tra passeggeri, bagagli e carburante.
Oltre 2000 kg in eccesso. Il Comandante non se ne rende o non vuol rendersene conto, o più semplicemente pensa che due sole tonnellate non saranno un problema più di tanto. Arriva l’addetto in servizio per compilare il piano di carico, ma il Comandante gli comunica che lo compilerà personalmente e lo manderà per fax da Timisoara, per cui l’incaricato del suo rilevamento ed alla consegna a chi di competenza ritorna nell’ufficio a mani vuote.
“Chi di competenza”, ovvero chi poteva rendersi conto con del puro e semplice buonsenso dei pericoli ai quali si esponeva l’aeromobile, se il dovere di tutelare la sicurezza dei passeggeri avesse prevalso sulla forma mentis “tanto cosa vuoi che succeda?”… forma mentis che – come emerso chiaramente in corso di inchiesta – regnava sovrana negli uffici addetti alla ricezione ed al controllo dei piani di carico.
“Tanto cosa vuoi che succeda?” e perciò i piani venivano accumulati per poi essere visionati tutti insieme o se ne accettava l’invio ad aeromobile giunto a destinazione.
“Competenza” ovvero autorità di scattare dalla comoda poltrona come una molla e chiamare l’Ufficio Traffico per impedire il decollo di un aeromobile chiaramente a rischio disastro.
Si potrebbe fare un elenco lunghissimo delle negligenze che, concatenate, hanno fatto sì che l’Antonov decollasse con 49 persone a bordo (passeggeri ed equipaggio) per non più restituirle ai loro cari.
Ma non è questo lo scopo di chi scrive, non è chi scrive che ha facoltà di mettere alla gogna chi pur merita di esservi messo… di fronte alla morte solo il silenzio, il ricordo e virtualmente un abbraccio commosso ai familiari ed agli amici di coloro che non torneranno più.
Il ricordo.
Quello che non svanisce mai in chi ha amato un parente, in chi ha voluto bene ad un amico, in chi ha stimato un compagno di lavoro e che non deve svanire nella mente e nella coscienza di chi ha il dovere di tutelare la vita e la sicurezza di chi percorre il cielo.
Che nessuno dimentichi, se non si vuole rendere inutile la morte di tante persone, in quello come in tutti i disastri aerei.
Che si possa un giorno dire alle vittime “Riposate in pace. L’errore non sarà ripetuto.”