Non serve necessariamente essere appassionati di aviazione per capire quanto la meteorologia serva e sia servita nei secoli alla nostra passione. Francamente, sia che pilotassimo aerei veri che anche solo modellini, non manchiamo mai di osservare la manica a vento (o ciucciare il dito e sollevarlo al vento, se stiamo per far volare un grumo di polistirolo espanso). La meteorologia e i suoi albori sono stati l’anticamera del volo. L’uomo ancora non sapeva quanto preziosi sarebbero stati i suoi studi quando volse lo sguardo all’insù, secoli fa, per la pratica odierna dell’immergersi nel cielo. Fin da quando all’uomo non importava volare, il cielo e i suoi misteri hanno sempre calamitato la sua attenzione. Nubi, venti, temporali, fulmini… l’uomo ha sempre giocoforza convissuto con gli elementi della Natura, li ha perfino combattuti per sopravvivere.
Poi li ha fatti suoi, per modo di dire, quanto basta in epoca moderna per sapere quando spiccare il volo o quando sarebbe stato meglio starsene a terra con il naso all’insù. Abbiamo costruito aerei più grandi di palazzi imperiali, aerei supersonici, aerei potentissimi, alcuni comodi, altri no, altri ancora cattivi e severi, armati fino ai denti. Altri vivaci di volare come Fido fuori dalla cuccia nella scampagnata domenicale. La nostra vita di piloti è comandata prima ancora che dalle checklist dalle Forze della Natura. Non potendola piegare a nostro favore, abbiamo creato strumenti che almeno ci avvisassero della sua ira: cielo amico di un colore, cielo irato di un altro. Le condimeteo hanno preso vite, il cielo ne ha appassionate altrettante. Fin dagli albori della sua esistenza l’Uomo non ha mai resistito al fascino del suo involucro celeste, fin tanto da volarci dentro, una volta capito come (ma questa è un’altra storia). L’Italia non è certo stata a guardare. Da Vinci provò a volare, e il fato volle che fino a noi giunsero alcuni suoi appunti di aviazione. Voi li prendereste e li brucereste come si fa con il vecchio quotidiano, quando il camino recrimina materia prima da ardere? Conoscete qualcuno che lo farebbe?
L’Osservatorio del Collegio Romano rischia di fare una brutta fine, e come ci racconta Valerio in questo thread sul Forum :
“E così vi inizio a raccontare. Tutti conoscono la facciata monumentale del complesso del Collegio Romano, un tempo università dei Gesuiti, poi dal 1870 sede del primo Liceo Classico dell’Italia Unita, il ben noto Ennio Quirino Visconti. Detto fra noi, lo conosco sin troppo bene… In questo complesso, venne celebrato il triste processo a Galileo, che tutti abbiamo studiato e che lo portò alla dolorosa abiura.
Ora, se ci spostiamo verso un altro punto di vista, scopriamo che sopra la facciata, appena più all’interno, si erge dai tetti, certo non troppo imponente data la piccola sezione ma abbastanza alta su Roma, una strana torretta…
…che, vista da un altro punto di vista, dai tetti del complesso si rivela un edificio dalla funzione evidentemente non di difesa o di serbatoio d’acqua: infatti è un osservatorio astronomico e meteorologico, il primo concepito con criteri scientificamente “moderni” nella Capitale, e forse in Italia, e già dal livello della strada se ne intravedono alcuni degli apparati…
…la sorpresa è, che infatti ancora oggi ospita strumenti dall’aspetto solo apparentemente arcaico, almeno quelli che si vedono all’aria libera, ed in realtà perfettamente efficienti, regolati, rilevati, manutenuti da un Osservatore con cadenza plurigiornaliera, e che dal 1782 forniscono i loro dati quantitativi e qualitativi senza saltare un solo giorno, fosse Natale, Ferragosto, Pasqua, Capodanno o il giorno di una dichiarazione di guerra:
…e per loro natura, alcuni di essi non si prestano alla teletrasmissione del dato, perché o quest’ultima non è possibile, o comunque sarebbe necessario un intervento manuale dell’operatore per resettarli, cambiare il supporto di registrazione, difenderli dai gabbiani e così via…
…e adesso, andiamo a vedere cosa c’è dietro tutto questo lavoro, e cosa da oltre due secoli (228 anni!) produce e ci ha lasciato come risultato e lascito alla Scienza (con la maiuscola). …sotto la torretta dell’Osservatorio, non proprio sotto la sua verticale (lì c’è il Liceo nel quale ho studiato anch’io da ragazzo… ), all’ultimo piano del complesso un’ala è occupata dalla sede ufficiale del Regio Osservatorio Astronomico e Meteorologico del Collegio Romano, voluto da Papa PIO VI, uomo di grande sensibilità ed attenzione per la cultura (si, proprio come i potenti di oggi…) che fece anche erigere la torretta di rilevamento ed osservazione che abbiamo già visto, come ricorda una lapide…Nella sala di lettura della biblioteca è di fatto nata la Meteorologia Italiana, a tuttora ci si lavora integrando moderne tecnologie, modellistica computerizzata e il paziente lavoro manuale di archiviazione cartacea di un tempo…
…ancora ci sono i diorami realizzati a suo tempo in gesso, per visualizzare meglio le interazioni fra orografia e clima, fra correnti atmosferiche e microclima di zone montuose…
…fra l’altro, anche vari locali della sede hanno un loro innegabile fascino, basta godersi una visione di insieme del soffitto affrescato.
…ma è la immensa mole di dati pazientemente archiviati il fiore all’occhiello dell’Osservatorio inteso come luogo che con continuità è stato sede di ricerca avanzata, non solo una torretta di osservazione […]”
Partecipiamo tutti alla petizione per salvare questo tassello di Storia, troppi ne abbiamo visti essere deturpati dal disinteresse e dal menefreghismo. Ma se noi stessi non abbiamo interesse per la nostra Storia, il triste presente quali prospettive ci lascia?
Sottoscriviamo la Petizione a questo link:
LINK ALLA PETIZIONE
Salviamo l’Osservatorio del Collegio Romano, la sua storia e i suoi archivi. O li perderemo per sempre.
Lo Staff di Md80.it