Doveva essere la guerra dei diritti di atterraggio per aiutare il rilancio di Malpensa. Rischia di essere solo il pasticciaccio degli slot. Erano già 18 le compagnie nella lista dell’Assoclearance, la società costituita nel ’97 dall’allora ministro Claudio Burlando, per occupare alcuni degli spazi lasciati liberi dall’Alitalia con la sua ritirata dallo scalo varesino.
Ma ora, con la firma che il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, sembra determinato a mettere su un decreto già dopodomani, la competenza sull’assegnazione degli slot dei 14 scali italiani passerà all’Enav, l’ente per il controllo del traffico aereo: una spa, una società per azioni, ma controllata dal Tesoro. La lista dei contrari è lunga. Solo nelle ultime ore è arrivata al ministero la lettera della Iata, l’associazione mondiale delle compagnie aeree, con toni non proprio amichevoli: «Le chiedo di abbandonare questa iniziativa per far passare la responsabilità dell’allocazione degli slot all’Enav. Se insisterà dovrò insistere anche io affinché venga aperta una consultazione con noi, con le compagnie che servono l’Italia e con gli stakeholder come richiesto dalla European Council Slot Regulation. […]Il passaggio a una compagnia posseduta dallo Stato è in conflitto con le regole della Iata».
Ma non è finita qui. Sempre ieri è arrivata la decisione del consiglio di amministrazione dell’Enac, l’Ente regolatore in materia di traffico aereo. Che dopo essersi riunito nel pomeriggio ha deliberato all’unanimità sull’inopportunità della mossa del ministro. Il tutto ruota su codicilli e norme. Il ministro Bianchi aveva scritto al presidente dell’Assoclearance, Carlo Griselli – peraltro anche nel consiglio di amministrazione della stessa Enav – che l’attuale assetto della società che assegna gli slot e che vive senza soldi pubblici ma con la partecipazione volontaria delle compagnie e delle società di gestione aeroportuale è «in contrasto con la normativa contenuta nel regolamento Cee n. 95/93 così come modificato dal regolamento Ce 793/2004, oltre a non essere conforme all’atto di indirizzo per la riforma del trasporto aereo nazionale deliberato dal Consiglio dei ministri nel dicembre 2006». Le risposte non si sono fatte attendere. Oltre all’Assoclearance, hanno preso carta e penna anche i principali scali italiani per manifestare il proprio dissenso al ministro. È partita la guerra degli avvocati esperti in materia comunitaria. E la stessa Enac, nella delibera di ieri, ha ricordato che la Commissione Europea lo scorso 15 novembre aveva riconosciuto che tutti gli Stati membri, e dunque anche l’Italia, non avevano disatteso le prescrizioni del regolamento 95/93. Senza contare che sulla questione è stato recentemente tirato dentro anche il commissario europeo Jacques Barrot dalla parlamentare in quota An, Cristiana Muscardini.
E allora? In mezzo rimane Malpensa. E quello che per lo scalo varesino rappresenta la partita più importante rischia di trasformarsi nell’ennesima battaglia tra scartoffie, politica e burocrazia. Lontana dal mercato.
(Massimo Sideri, corriere.it)